Sono i numeri che disegnano la cornice di un 2024 che è e sarà l’anno più significativo elettoralmente di sempre; sono numeri rispetto ai quali non possiamo restare indifferenti quando ci interroghiamo e cerchiamo di tradurre la funzione del nostro Partito in questa fase storica.
In questo momento sono in corso due gravissimi conflitti, quello tra Russia e Ucraina e quello israelo-palestinese, che stanno determinando una situazione geopolitica di altissima tensione con le annesse ricadute sulle economie degli stati.
L’Europa non è estranea a tutto questo e, in vista del rinnovo dei propri organi, si trova alle prese con la gestione di tensioni sulle questioni che rappresenteranno il cuore della imminente campagna elettorale: gestione dei flussi migratori, politiche ambientali, giustizia sociale, scelte economiche, estensione della sfera dei diritti.
La risposta non può che essere quella di un’Europa politica capace di rispondere collettivamente alle sfide di questo tempo; troppo spesso, però, è apparsa come un’istituzione che, sotto il vessillo del rigore a tutti i costi, ha regolato e imposto agli stati regole rigide e svantaggiose per le cittadine e i cittadini. E’ stata proprio questa visione, non sempre rispondente al vero (basti pensare al programma PNRR), ad alimentare la crescita e l’affermazione di movimenti antieuropeisti e conservatori.
In questo scenario la proposta di un partito come il Partito Democratico, deve essere capace di andare oltre i confini nazionali. Per dirla con Corrado Augias, questa proposta deve essere fatta di “orizzonti, ideali e prospettive” che nel tempo abbiamo smarrito. E quell’orizzonte ce lo sta consegnando la storia: giustizia sociale, lavoro, tutela delle fasce deboli, equità, diritti, ambiente. Dobbiamo assumerci la responsabilità di farcene carico e disegnare quella prospettiva.
La semplifico dicendo che in questo momento tutte le forze politiche e sociali progressiste, devono rispondere unitariamente alla battaglia che abbiamo davanti: no alle destre che agiscono secondo la logica del più forte che sovrasta i deboli.
E in Italia questo si sta traducendo con politiche che tagliano servizi per chi sta peggio, soffocano le libertà individuali, limitano gli strumenti democratici; basti pensare a quanto comunicato dal sindacato Rai, basti pensare alla manganellate date a studenti universitari mobilitati in tutti gli atenei d’Italia, al premierato, all’autonomia differenziata.
Non c’è una possibilità di dialogo con chi vuole rileggere la storia dell’Italia, racchiusa nella potente immagine finale del film di
Paola Cortellesi “C’è Ancora Domani”.
È una scelta di campo stare dalla parte della storia basata sui principi e i valori cardine della nostra Costituzione e dei trattati di pace.
“Noi siamo convinti che il mondo, anche questo terribile, intricato mondo di oggi, può essere conosciuto, interpretato, trasformato, e messo al servizio dell’uomo, del suo benessere, della sua felicità. La prova per questo obiettivo è una prova che può riempire degnamente una vita” sono le parole pronunciate da Enrico Berlinguer nell’ultimo comizio a Padova. A quarant’anni dalla sua scomparsa queste parole risultano attualissime e ci impongono la responsabilità di ereditare quella capacità di farsi interpreti dei bisogni della collettività e metterci al servizio degli stessi.
Per questo è un messaggio forte quello di aver voluto le parole e il volto di Berlinguer sulla nuova tessera del Partito Democratico, perchè l’alternativa a questo vento pericoloso che soffia nel nostro Paese, in Europa e nel mondo, si costruisce casa per casa, strada per strada.
Teniamolo bene a mente, poniamoci in ascolto, facciamoci carico delle esigenze e dei problemi di chi vogliamo rappresentare; solo così torneremo ad avere credibilità agli occhi degli elettori e soprattutto agli occhi di chi ha scelto la strada del non voto per esprimere un dissenso.